Appliance Synology Active Protect

Synology ActiveProtect, la nuova gamma di appliance che aiutano a proteggere i dati aziendali attraverso un’unica interfaccia. Stop alla complessità e largo a una soluzione completa che permette di affrontare le sfide di ogni giorno, assicurando massima continuità operativa.

 

Come proteggere i dati aziendali con le appliance Synology ActiveProtect
 

Al fine di salvaguardare i propri dati, le aziende si trovano oggi ad affrontare sfide senza precedenti. Per aiutare le imprese a proteggere i dati aziendali ancora più efficacemente, Synology ha presentato una linea di appliance che combina la gestione centralizzata con un’architettura altamente scalabile.

 

Synology ActiveProtect è una gamma di appliance, dispositivi che combinano hardware e software per fornire una soluzione completa utile a gestire il bene più prezioso degli utenti, ovvero i loro dati. La copertura completa di endpoint, server, hypervisor, sistemi di storage, database, servizi Microsoft 365 e Google Workspace, riduce drasticamente i “punti ciechi” nell’infrastruttura IT e la necessità di gestire più soluzioni di protezione dei dati.

La forza di ActiveProtect risiede nella sua capacità di integrare storage immutabile e backup offline, fornendo una difesa robusta contro i ransomware e le altre minacce. La soluzione di Synology, inoltre, garantisce un ripristino affidabile e sicuro dei dati in caso di attacco.

 

Cos’è e come funziona Synology ActiveProtect

L’obiettivo principale di Synology ActiveProtect consiste nell’offrire una soluzione scalabile, centralizzata e semplificata per la gestione e la protezione dei dati aziendali. Le appliance ActiveProtect combinano hardware dedicato con un’architettura software avanzata, progettata per affrontare le sfide moderne della sicurezza dei dati.

Synology ActiveProtect: cos'è e come funziona

Le appliance ActiveProtect sono progettate per focalizzarsi sulla semplicità operativa: l’implementazione richiede appena pochi minuti di tempo; è possibile creare piani di protezione dati tramite criteri globali; la console centralizzata gestisce tutte le operazioni; l’interfaccia intuitiva riduce i costi operativi.

 

Inoltre, ogni appliance ActiveProtect può funzionare in modalità standalone o gestita in cluster. La capacità di archiviazione può essere suddivisa con soluzioni di archiviazione Synology NAS/SAN, C2 Object Storage e altre appliance ActiveProtect nel cluster. Le implementazioni esistenti di Synology Active Backup for Business possono essere gestite tramite l’interfaccia unificata, avvalendosi così della massima flessibilità possibile.

 

La scalabilità è un altro punto fiore all’occhiello di ActiveProtect. La piattaforma, infatti, può crescere con l’azienda, adattandosi alle esigenze in evoluzione e permettendo un monitoraggio completo dei sistemi (indipendentemente dalla loro ubicazione), e di tutti i backup.

Backup incrementali, deduplicazione dei dati e prestazioni

I dispositivi ActiveProtect sfruttano backup incrementali con deduplicazione lato sorgente, globale e cross-site per garantire backup e repliche veloci con un utilizzo minimo della larghezza di banda.

Questo significa che la deduplicazione avviene prima che i dati siano trasferiti (lato sorgente), riducendo la quantità di dati da inviare attraverso la rete. La deduplicazione è inoltre globale perché è applicata su tutti i dati archiviati, non solo all’interno di un singolo backup. Infine, è cross-site perché funziona anche tra siti diversi, ottimizzando ulteriormente lo storage e il trasferimento dei dati in scenari di backup distribuiti geograficamente.

 

ActiveProtect è fino a 7 volte più veloce nelle attività di backup: significa che, rispetto alle soluzioni tradizionali, può completare le operazioni di backup in un settimo del tempo. Inoltre, assicura un rapporto di deduplicazione tipico di oltre 2:1. Per ogni 2 unità di dati, viene archiviata meno di un’unità dopo la deduplicazione. In pratica, questo si traduce in un risparmio di oltre il 50% dello spazio di archiviazione.

Schema collegamento Synology ActiveProtect

Cyber-resilienza e conformità normativa

La cyber-resilienza è un altro pilastro fondamentale di ActiveProtect. Il sistema offre capacità di storage immutabile e isolamento dei dati critici, garantendo una protezione superiore contro il ransomware attraverso backup air-gapped. Con quest’espressione si fa riferimento a una strategia di sicurezza avanzata che offre un livello di protezione aggiuntivo per i dati critici di un’organizzazione.

 

Un backup air-gapped è una copia dei dati che è fisicamente isolata e disconnessa dalla rete principale e dalla rete Internet. Questo isolamento crea una barriera fisica (“gap”), tra i dati di backup e la rete potenzialmente compromessa. La strategia multi-livello adottata in ActiveProtect, assicura la continuità aziendale anche di fronte alle minacce più sofisticate.

Le appliance Synology, inoltre, non si limitano alla protezione dei dati, ma offrono anche soluzioni per la conformità normativa e l’archiviazione a lungo termine. La possibilità di eseguire il tiering dei dati permette alle aziende di gestire efficacemente la conservazione delle informazioni, rispettando i requisiti legali e ottimizzando i costi di storage.

Il tiering ha a che fare con il concetto di dati caldi e freddi: è una strategia di gestione dello storage che ottimizza l’utilizzo delle risorse di archiviazione in base alle esigenze aziendali e alle caratteristiche dei dati. Così, il sistema provvede a categorizzare e spostare i dati tra diversi livelli di storage, ciascuno con caratteristiche di prestazioni, costi e capacità differenti. L’obiettivo principale è bilanciare le prestazioni, i costi e l’accessibilità dei dati.

 

Obiettivo primario: semplificare ciò che è complesso

Come sottolinea Jia-Yu Liu, Executive Vice President di Synology, le imprese si trovano a mantenere strategie di protezione dei dati spesso troppo complesse e costose. ActiveProtect garantisce una risposta unica ed efficace a tutte le sfide: i team IT possono abilitare piani di protezione dati completi tramite criteri globali, avvalendosi di una console centralizzata. Il tutto nel giro di pochi minuti.

Basti pensare che con le appliance ActiveProtect è possibile gestire un numero impressionante di dispositivifino a 150.000, attraverso un’unica e intuitiva console.

Per maggiori informazioni su Synology ActiveProtect, è possibile fare riferimento alla scheda pubblicata sul sito ufficiale.

Cablaggio di rete come identificare la qualità dei cavi di rete:

E’ importante utilizzare per cablaggi standard cavi di rete Cat.6/6A totalmente in rame conformi alle norme EIA/TIA 568-B.2.1 Cat. 6, ISO 11801-2 Class E.

Usare cavi in rame è molto importante in caso di applicazione PoE, o quando si alimentano dispositivi come smartphone. Nel primo caso si rischia di danneggiare il cavo, nel secondo caso la differenza nel tempo di ricarica è assolutamente visibile.


I cavi in alluminio rivestito in rame sarebbe meglio non utilizzarli e sono denominati dal codice CCA o quelli in acciaio rivestiti in rame CCS

Ma c’è un sistema per capire se i cavi che si comprano sono in rame o in una lega. È un sistema distruttivo per il cavo ma semplice da realizzare in casa.

Si taglia il cavo e si spela un conduttore. Il fatto che appaia dorato non è un indicatore, la ricopertura è in rame, è la parte interna ad essere in acciaio o alluminio.


Poi si prende un accendino e si passa la fiamma sul conduttore spelato per qualche secondo.

Il conduttore, se è in rame, rimarrà dritto e sostanzialmente intatto.


Se invece il conduttore è in lega si piegherà e si sfilaccerà, anche perdendo pezzi.





Coronavirus INFORMATI fonte:gov.it

FAQ – Covid-19, domande e risposte

Indice

Data ultima verifica: 9 marzo 2020

Misure di contenimento in Italia

1. Quali sono le misure previste in Italia?

L’8 marzo il Presidente del Consiglio dei Ministri ha emanato un nuovo Decreto che sostitusce i DPCM del 1 e 4 marzo 2020 e stabilisce nuove misure di contenimento dell’epidemia. In particolare il DPCM reca misure urgenti di contenimento del contagio nella regione Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia. 

Il provvedimento prevede anche misure a livello nazionale e norme di prevenzione generali.

Consulta:

2. Cosa stanno facendo le Regioni per i casi in Italia?

In seguito alla comparsa di casi di trasmissione locale di COVID-19 in alcune Regioni Italiane, a partire dal 21 febbraio sono state emanate ordinanze finalizzate alla gestione ed al contenimento dell’emergenza sanitaria in atto. L’8 marzo il Presidente del Consiglio dei Ministri ha emanato un DPCM che sostituisce quelli del 1 marzo e del 4 marzo e dispone nuove misure di contenimento in base alle aree geografiche di intervento.

3. Che cosa devono fare i cittadini della Lombardia e delle province più colpite in Italia?

Ai cittadini della regione Lombardia e delle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio nell’Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso e Venezia si chiede soprattutto di:

  • evitare gli spostamenti in entrata e in uscita da questi territori, salvo quelli per esigenze lavorative o motivi di salute
  • ai soggetti con febbre superiore a 37,5 gradi è fortemente raccomandato di rimanere a casa e limitare al massimo i contatti sociali e di contattare il proprio medico curante
  • divieto assoluto di uscire dalla propria abitazione per chi è sottoposto alla quarantena o è risultato positivo al virus.

Tutte le misure fino a 3 aprile nel Dpcm 8 marzo 2020 che sostituisce quelli emanati in precedenza e individua misure di contenimento dell’epidemia.

4. Cosa si raccomanda a tutti i cittadini italiani e soprattutto alle persone anziane?

A tutti i cittadini sull’intero territorio nazionale:

  • è fatta espressa raccomandazione a tutte le persone anziane o affette da patologie croniche o con multimorbilità ovvero con stati di immunodepressione congenita o acquisita, di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità e di evitare comunque luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro;
  • si raccomanda di limitare, ove possibile, gli spostamenti delle persone fisiche ai casi strettamente necessari;
  • ai soggetti con sintomatologia  da infezione respiratoria e febbre (maggiore di 37,5° C) è fortemente raccomandato di rimanere presso il proprio domicilio e di limitare al massimo i contatti sociali, contattando il proprio medico curante;
  • chiunque, a partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione del DPCM 8 marzo, abbia fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, come identificate dall’Organizzazione mondiale della sanità, deve comunicare tale circostanza al Dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente per territorio nonché al proprio medico di medicina generale ovvero al pediatra di libera  scelta
  • le persone per le quali la Dipartimento di prevenzione dellla Asl accerta la necessità di avviare la sorveglianza sanitaria e l’isolamento  fiduciario devono:
    1. mantenere lo stato di isolamento per quattordici  giorni dall’ultima esposizione
    2. divieto di contatti sociali
    3. divieto di spostamenti e viaggi
    4.  obbligo  di  rimanere raggiungibile per le attività di sorveglianza.
  • in caso di comparsa di sintomi la persona in sorveglianza deve:
    1. avvertire immediatamente il medico di medicina generale  o  il pediatra di libera scelta e l’operatore di Sanità Pubblica;
    2. indossare la mascherina chirurgica fornita all’avvio della sorveglianza sanitaria
    3. e allontanarsi dagli altri conviventi;rimanere nella propria stanza con la porta chiusa  garantendo un’adeguata ventilazione naturale, in attesa del trasferimento in ospedale, ove necessario.
  • Rispetta inoltre queste semplici raccomandazioni per la prevenzione.
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Virus e malattia

1. Che cos’è un Coronavirus?

I Coronavirus sono una vasta famiglia di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la Sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la Sindrome respiratoria acuta grave (SARS).

Sono virus RNA a filamento positivo, con aspetto simile a una corona al microscopio elettronico. La sottofamiglia Orthocoronavirinae della famiglia Coronaviridae è classificata in quattro generi di coronavirus (CoV): Alpha-, Beta-, Delta– e Gammacoronavirus. Il genere del betacoronavirus è ulteriormente separato in cinque sottogeneri (tra i quali il Sarbecovirus).

I Coronavirus sono stati identificati a metà degli anni ’60 e sono noti per infettare l’uomo ed alcuni animali (inclusi uccelli e mammiferi). Le cellule bersaglio primarie sono quelle epiteliali del tratto respiratorio e gastrointestinale.

Ad oggi, sette Coronavirus hanno dimostrato di essere in grado di infettare l’uomo:

  • Coronavirus umani comuni: HCoV-OC43 e HCoV-HKU1 (Betacoronavirus) e HCoV-229E e HCoV-NL63 (Alphacoronavirus); essi possono causare raffreddori comuni ma anche gravi infezioni del tratto respiratorio inferiore
  • altri Coronavirus umani (Betacoronavirus): SARS-CoV, MERS-CoV e 2019-nCoV (ora denominato SARS-CoV-2).
2. Che cos’è un nuovo Coronavirus?

Un nuovo Coronavirus (nCoV) è un nuovo ceppo di coronavirus che non è stato precedentemente mai identificato nell’uomo. In particolare quello denominato SARS-CoV-2 (precedentemente 2019-nCoV), non è mai stato identificato prima di essere segnalato a Wuhan, Cina, a dicembre 2019.

 

3. Cosa è il SARS-Cov-2?

Il virus che causa l’attuale epidemia di coronavirus è stato chiamato “Sindrome respiratoria acuta grave coronavirus 2” (SARS-CoV-2). Lo ha comunicato l’International Committee on Taxonomy of Viruses (ICTV) che si occupa della designazione e della denominazione dei virus (ovvero specie, genere, famiglia, ecc.). A indicare il nome un gruppo di esperti appositamente incaricati di studiare il nuovo ceppo di coronavirus. Secondo questo pool di scienziati il nuovo coronavirus è fratello di quello che ha provocato la Sars (SARS-CoVs), da qui il nome scelto di SARS-CoV-2.

4. Cosa è la COVID-19?

La malattia provocata dal nuovo Coronavirus ha un nome: “COVID-19” (dove “CO” sta per corona, “VI” per virus, “D” per disease e “19” indica l’anno in cui si è manifestata). Lo ha annunciato, l’11 febbraio 2020, nel briefing con la stampa durante una pausa del Forum straordinario dedicato al virus, il Direttore generale dell’Oms Tedros Adhanom Ghebreyesus.

5. Il nuovo Coronavirus è lo stesso della SARS?

No. il nuovo Coronavirus (ora denominato SARS-CoV-2 e già denominato 2019-nCoV) appartiene alla stessa famiglia di virus della Sindrome Respiratoria Acuta Grave (SARS) ma non è lo stesso virus.

Il nuovo Coronavirus, responsabile della malattia respiratoria ora denominata COVID-19, è strettamente correlato al SARS-CoV e si classifica geneticamente all’interno del sottogenere Betacoronavirus Sarbecovirus.

6. Perché è comparso il nuovo coronavirus? (FONTE: ISS)

La comparsa di nuovi virus patogeni per l’uomo, precedentemente circolanti solo nel mondo animale, è un fenomeno ampiamente conosciuto (chiamato spill over o salto di specie) e si pensa che possa essere alla base anche dell’origine del nuovo coronavirus (SARS-CoV-2). Al momento la comunità scientifica sta cercando di identificare la fonte dell’infezione.

7. Dove posso trovare altre informazioni sul nuovo Coronavirus?

Il Ministero della Salute ha realizzato un sito dedicato: www.salute.gov.it/nuovocoronavirus.

Le Regioni hanno attivato numeri verdi locali per rispondere alle numerose richieste di cittadini.

Si raccomanda di non recarsi nei pronto soccorso, ma di chiamare al telefono il proprio medico di famiglia o pediatra in caso di sintomi influenzali e sospetto di contatto stretto e prolungato con un malato di Covid-19. Utilizzare i numeri di emergenza 112/118 soltanto se strettamente necessario.  

Le informazioni utili per le Istituzioni scolastiche, le Università, le Istituzioni dell’Alta formazione Artistica, Musicale e Coreutica sul Coronavirus puoi trovarle nella pagina dedicata del Ministero dell’Università e Ricerca e del Ministero dell’Istruzione.

I dati sull’andamento dell’epidemia sono resi noti alle 18 di ogni giorno dalla Protezione Civile e pubblicati anche nelle pagine dedicate Situazione in Italia  e Situazione nel mondo del sito del Ministero.

Chi viaggia all’estero può trovare utili informazioni nel sito Viaggiare sicuri del Ministero degli Affari Esteri

Altre informazioni sul sito Epicentro dell’Istituto superiore di sanità – Epicentro.

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Sintomi

1. Quali sono i sintomi di una persona con COVID-19?

I sintomi più comuni di sono febbre, stanchezza e tosse secca. Alcuni pazienti possono presentare indolenzimento e dolori muscolari, congestione nasale, naso che cola, mal di gola o diarrea. Questi sintomi sono generalmente lievi e iniziano gradualmente. Nei casi più gravi, l’infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte.

2. Quanto è pericoloso il nuovo virus?

Alcune persone si infettano ma non sviluppano alcun sintomo. Generalmente i sintomi sono lievi, soprattutto nei bambini e nei giovani adulti, e a inizio lento. Circa 1 su 5 persone con COVID-19 si ammala gravemente e presenta difficoltà respiratorie.

3. Quali sono le persone più a rischio di presentare forme gravi di malattia?

Le persone anziane e quelle con patologie sottostanti, quali ipertensione, problemi cardiaci o diabete e i pazienti immunodepressi (per patologia congenita o acquisita o in trattamento con farmaci immunosoppressori, trapiantati) hanno maggiori probabilità di sviluppare forme gravi di malattia.

4. Quali sono le raccomandazioni per le persone più a rischio?

Il DPCM dell’8 marzo 2020 raccomanda a tutte le persone anziane o affette da una o più patologie croniche o con stati di immunodepressione congenita o acquisita, di evitare di uscire dalla propria abitazione o dimora fuori dai casi di stretta necessità e di evitare comunque luoghi affollati nei quali non sia possibile mantenere la distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro.

5. Quanto dura il periodo di incubazione?

Il periodo di incubazione rappresenta il periodo di tempo che intercorre fra il contagio e lo sviluppo dei sintomi clinici. Si stima attualmente che vari fra 2 e 11 giorni, fino ad un massimo di 14 giorni.

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Modalità di trasmissione

1. I Coronavirus e il nuovo Coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona?

Sì, alcuni Coronavirus possono essere trasmessi da persona a persona, di solito dopo un contatto stretto con un paziente infetto, ad esempio tra familiari o in ambiente sanitario.

Anche il nuovo Coronavirus responsabile della malattia respiratoria COVID-19 può essere trasmesso da persona a persona tramite un contatto stretto con un caso probabile o confermato.

2. Come si trasmette il nuovo Coronavirus da persona a persona?

Il nuovo Coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto stretto con una persona malata. La via primaria sono le  goccioline del respiro delle persone infette ad esempio tramite:

  • la saliva, tossendo e starnutendo
  • contatti diretti personali
  • le mani, ad esempio toccando con le mani contaminate (non ancora lavate) bocca, naso o occhi

In casi rari il contagio può avvenire attraverso contaminazione fecale.

Normalmente le malattie respiratorie non si tramettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto fra alimenti crudi e cotti.

Studi sono in corso per comprendere meglio le modalità di trasmissione del virus.

3. Quale è la definizione di contatto stretto? (fonte ECDC)

Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie definisce contatto stretto:

  • una persona che vive nella stessa casa di un caso di COVID-19;
  • una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso di COVID-19 (per esempio la stretta di mano);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso di COVID-19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso di COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di durata maggiore a 15 minuti;
  • una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d’attesa dell’ospedale) con un caso di COVID-19 per almeno 15 minuti, a distanza minore di 2 metri;
  • un operatore sanitario od altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso di COVID19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso di COVID-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei;
  • una persona che abbia viaggiato seduta in aereo nei due posti adiacenti, in qualsiasi direzione, di un caso di COVID-19, i compagni di viaggio o le persone addette all’assistenza e i membri dell’equipaggio addetti alla sezione dell’aereo dove il caso indice era seduto (qualora il caso indice abbia una sintomatologia grave od abbia effettuato spostamenti all’interno dell’aereo, determinando una maggiore esposizione dei passeggeri, considerare come contatti stretti tutti i passeggeri seduti nella stessa sezione dell’aereo o in tutto l’aereo).

Il collegamento epidemiologico può essere avvenuto entro un periodo di 14 giorni prima o dopo la manifestazione della malattia nel caso in esame.

4. Come gestire un contatto stretto di un caso confermato di COVID-19?

Sulla base delle Ordinanze ministeriali, le Autorità sanitarie territorialmente competenti devono applicare ai contatti stretti di un caso probabile o confermato la misura della quarantena con sorveglianza attiva, per quattordici giorni. 

5. L’infezione da nuovo Coronavirus può essere contratta da un caso che non presenta sintomi (asintomatico)?

Secondo i dati attualmente disponibili, le persone sintomatiche sono la causa più frequente di diffusione del virus. L’OMS considera non frequente l’infezione da nuovo Coronavirus prima che sviluppino sintomi.

6. Chi è più a rischio di contrarre l’infezione?

Le persone che vivono o che hanno viaggiato in aree a rischio di infezione da nuovo coronavirus oppure persone che rispondono ai criteri di contatto stretto con un caso confermato o probabile di COVID-19.

Le aree a rischio di infezione da nuovo coronavirus sono quelle in cui è presente la trasmissione comunitaria, locale o diffusa, di SARS-CoV-2. Queste vanno differenziate dalle aree nelle quali sono presenti solo casi importati. 

7. È vero che si può contrarre il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2) attraverso il contatto con le maniglie degli autobus o sulla metropolitana stando vicini a una persona che tossisce? (ISS)

Poiché la trasmissione può avvenire attraverso oggetti contaminati, è sempre buona norma, per prevenire infezioni, anche respiratorie, lavarsi frequentemente e accuratamente le mani, dopo aver toccato oggetti e superfici potenzialmente sporchi, prima di portarle al viso, agli occhi e alla bocca.

È da tener presente che siamo nel pieno della stagione influenzale. Pertanto, se dovessero comparire sintomi come febbre, tosse, mal di gola, mal di testa e, in particolare, difficoltà respiratorie, è opportuno rivolgersi al proprio medico curante. È comunque buona norma, per prevenire infezioni, anche respiratorie, il lavaggio frequente e accurato delle mani, dopo aver toccato oggetti e superfici potenzialmente sporchi, prima di portarle al viso, agli occhi e alla bocca.

8. Gli operatori sanitari sono a rischio a causa di un nuovo Coronavirus?

Sì, possono esserlo, poiché gli operatori sanitari entrano in contatto con i pazienti più spesso di quanto non faccia la popolazione generale. L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) raccomanda che gli operatori sanitari applichino adeguate misure di prevenzione e controllo delle infezioni in generale e delle infezioni respiratorie, in particolare.

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Superfici e igiene

1. Come si diffonde il nuovo Coronavirus?

Il nuovo coronavirus è un virus respiratorio che si diffonde principalmente attraverso il contatto con le goccioline del respiro delle persone infette, ad esempio quando starnutiscono o tossiscono o si soffiano il naso. È importante perciò che le persone ammalate applichino misure di igiene quali starnutire o tossire in un fazzoletto o con il gomito flesso e gettare i fazzoletti utilizzati in un cestino chiuso immediatamente dopo l’uso e lavare le mani frequentemente con acqua e sapone o usando soluzioni alcoliche.

2. Quali sono le regole per la disinfezione / lavaggio delle mani?

Il lavaggio e la disinfezione delle mani sono la chiave per prevenire l’infezione. Dovresti lavarti le mani spesso e accuratamente con acqua e sapone per almeno 60 secondi. Se non sono disponibili acqua e sapone, è possibile utilizzare anche un disinfettante per mani a base di alcool (concentrazione di alcool di almeno il 60%).

3. Quanto tempo sopravvive il nuovo Coronavirus sulle superfici?

Le informazioni preliminari suggeriscono che il virus possa sopravvivere alcune ore, anche se è ancora in fase di studio. L’utilizzo di semplici disinfettanti è in grado di uccidere il virus annullando la sua capacità di infettare le persone, per esempio disinfettanti contenenti alcol (etanolo) al 75% o a base di cloro all’1% (candeggina).

4. È sicuro ricevere pacchi dalla Cina o da altri paesi dove il virus è stato identificato?

Si, è sicuro. L’OMS ha dichiarato che le persone che ricevono pacchi non sono a rischio di contrarre il nuovo Coronavirus, soprattutto in relazione all’esposizione a temperature e condizioni diverse.

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Animali

1. Le persone possono contrarre l’infezione da nuovo Coronavirus dagli animali?

Indagini dettagliate hanno scoperto che, in Cina nel 2002, SARS-CoV è stato trasmesso dagli zibetti agli esseri umani e, in Arabia Saudita nel 2012, MERS-CoV dai dromedari agli esseri umani. Numerosi coronavirus noti circolano in animali che non hanno ancora infettato esseri umani. Man mano che la sorveglianza migliora in tutto il mondo, è probabile che vengano identificati più Coronavirus.

La fonte animale del nuovo Coronavirus non è stata ancora identificata. Si ipotizza che i primi casi umani in Cina siano derivati da una fonte animale.

2. Posso contrarre l’infezione dal mio animale da compagnia?

No, al momento non vi è alcuna evidenza scientifica che gli animali da compagnia, quali cani e gatti, abbiano contratto l’infezione o possano diffonderla.

Si raccomanda di lavare le mani frequentemente con acqua e sapone o usando soluzioni alcoliche dopo il contatto con gli animali.

3. Sono possibili importazioni di animali o di prodotti di origine animale dalla Cina?

A causa della presenza di alcune malattie degli animali contagiose in Cina, solo pochi animali vivi e prodotti animali non trasformati sono autorizzati per l’importazione nell’Unione europea dalla Cina.

Non vi è alcuna prova che uno qualsiasi degli animali, o dei prodotti di origine animale, autorizzati all’entrata nell’Unione europea rappresenti un rischio per la salute dei cittadini dell’UE a causa della presenza di SARS-CoV-2 in Cina.

4. È possibile importare prodotti alimentari dalla Cina?

Come per le importazioni di animali e prodotti di origine animale, a causa della situazione sanitaria degli animali in Cina, solo pochi prodotti alimentari di origine animale sono autorizzati per l’importazione nell’UE dalla Cina, a condizione che soddisfino rigorosi requisiti sanitari e siano stati sottoposti a controlli.

Per gli stessi motivi, i viaggiatori che entrano nel territorio doganale dell’UE non sono autorizzati a trasportare nel bagaglio carne, prodotti a base di carne, latte o prodotti lattiero-caseari.

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Prevenzione e trattamento

1. Esiste un vaccino per un nuovo Coronavirus?

No, essendo una malattia nuova, ancora non esiste un vaccino e per realizzarne uno ad hoc i tempi possono essere anche relativamente lunghi (si stima 12-18 mesi).

2. Sono protetto da COVID-19 se quest’anno ho fatto il vaccino antinfluenzale?

L’influenza e il virus che causa COVID-19 sono due virus diversi e il vaccino contro l’influenza stagionale non protegge da COVID-19.
La vaccinazione anti-influenzale è fortemente raccomandata perché rende la diagnosi differenziale (cioè la distinzione tra le due infezioni), più facile e più rapida, portando più precocemente all’isolamento di eventuali casi di coronavirus. 

3. Cosa posso fare per proteggermi?

Mantieniti informato sulla diffusione dell’epidemia, disponibile sul sito dell’OMS e sul sito del ministero e adotta le seguenti misure di protezione personale:

  • lavarsi spesso le mani. Si raccomanda di mettere a disposizione in tutti i locali pubblici, palestre, supermercati, farmacie e altri luoghi di aggregazione, soluzioni idroalcoliche per il lavaggio delle mani;
  • evitare il contatto ravvicinato con persone che soffrono di infezioni respiratorie acute;
  • evitare abbracci e strette di mano;
  • mantenimento, nei contatti sociali, di una distanza interpersonale di almeno un metro;
  • igiene respiratoria (starnutire e/o tossire in un fazzoletto evitando il contatto delle mani con le secrezioni respiratorie);
  • evitare l’uso promiscuo di bottiglie e bicchieri, in particolare durante l’attività sportiva;
  • non toccarsi occhi, naso e bocca con le mani;
  • coprirsi bocca e naso se si starnutisce o tossisce;
  • non prendere farmaci antivirali e antibiotici, a meno che siano prescritti dal medico;
  • pulire le superfici con disinfettanti a base di cloro o alcol;
  • usare la mascherina solo se si sospetta di essere malati o se si presta assistenza a persone malate. 

Se presenti febbre, tosse o difficoltà respiratorie e sospetti di essere stato in stretto contatto con una persona affetta da malattia respiratoria Covid-19:

  • rimani in casa, non recarti al pronto soccorso o presso gli studi medici ma chiama al telefono il tuo medico di famiglia, il tuo pediatra o la guardia medica. Oppure chiama il numero verde regionale. Utilizza i numeri di emergenza 112/118 soltanto se strettamente necessario.

Tutte le persone provenienti, nei 14 giorni antecedenti l’8 marzo 2020, dalla regione Lombardia e dalle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia, hanno l’obbligo di comunicare tale circostanza al Dipartimento di prevenzione della propria ASL, al fine di adottare le misure urgenti di contenimento del contagio da COVID-19.

Vedi anche la sezione Viaggi.

4. Il virus si tramette per via alimentare?

Normalmente le malattie respiratorie non si trasmettono con gli alimenti, che comunque devono essere manipolati rispettando le buone pratiche igieniche ed evitando il contatto tra alimenti crudi e cotti.

5. Devo indossare una mascherina per proteggermi?

L’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di indossare una mascherina solo se sospetti di aver contratto il nuovo Coronavirus e presenti sintomi quali tosse o starnuti o se ti prendi cura di una persona con sospetta infezione da nuovo Coronavirus.

L’uso della mascherina aiuta a limitare la diffusione del virus ma deve essere adottata in aggiunta ad altre misure di igiene respiratoria e delle mani.

Infatti, è possibile che l’uso delle mascherine possa addirittura aumentare il rischio di infezione a causa di un falso senso di sicurezza e di un maggiore contatto tra mani, bocca e occhi.

Non è utile indossare più mascherine sovrapposte. L’uso razionale delle mascherine è importante per evitare inutili sprechi di risorse preziose.

6. Come devo mettere e togliere la mascherina?

Ecco come fare:

  • prima di indossare la mascherina, lavati le mani con acqua e sapone o con una soluzione alcolica
  • copri bocca e naso con la mascherina assicurandoti che sia integra e che aderisca bene al volto
  • evita di toccare la mascherina mentre la indossi, se la tocchi, lavati le mani
  • quando diventa umida, sostituiscila con una nuova e non riutilizzarla; in quanto maschere mono-uso
  • togli la mascherina prendendola dall’elastico e non toccare la parte anteriore della mascherina; gettala immediatamente in un sacchetto chiuso e lavati le mani.
7. Esiste un trattamento per un nuovo Coronavirus?

Non esiste un trattamento specifico per la malattia causata da un nuovo coronavirus. Il trattamento deve essere basato sui sintomi del paziente. La terapia di supporto può essere molto efficace. Terapie specifiche sono in fase di studio.

8. Gli antibiotici possono essere utili per prevenire l’infezione da nuovo Coronavirus?

No, gli antibiotici non sono efficaci contro i virus, ma funzionano solo contro le infezioni batteriche.

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Diagnosi

1. E’ necessario eseguire il tampone per la ricerca del SARS-CoV-2 nei soggetti asintomatici?

No, secondo le indicazioni del Consiglio Superiore della Sanità, sulla base delle evidenze scientifiche finora disponibili, non è raccomandata l’esecuzione del tampone ai casi asintomatici.

2. Sottoporsi privatamente ad analisi del sangue, o di altri campioni biologici, permette di sapere se si è contratto il nuovo coronavirus (SARS-CoV-2)?

No. Non esistono al momento kit commerciali per confermare la diagnosi di infezione da nuovo coronavirus. La diagnosi deve essere eseguita nei laboratori di riferimento Regionale, su campioni clinici respiratori secondo i protocolli di Real Time PCR per SARS-CoV-2 indicati dall’OMS. In caso di positività al nuovo coronavirus, la diagnosi deve essere confermata dal laboratorio di riferimento nazionale dell’Istituto Superiore di Sanità.

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Viaggi e ritorno in Italia

1. Cosa è raccomandato ai viaggiatori?

Il Ministero degli Affari Esteri raccomanda di posticipare i viaggi non necessari in Cina e di evitare tutti i viaggi nella provincia di Hubei. Si raccomanda anche di evitare viaggi e spostamenti non necessari nelle città di Daegu e Cheongdo (provincia del Gyeongsang) in Corea del Sud, a causa dell’incremento dei casi di COVID-19 in queste aree. Coloro che si trovassero già in queste città devono seguire le indicazioni delle autorità locali.

L’ 8 marzo è stato emanato un DPCM che sostituisce quelli emanati in precedenza e individua nuove misure di contenimento dell’epidemia.  In particolare il DPCM reca misure urgenti di contenimento del contagio nella regione Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia.

Chiunque a partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione in GU del DPCM  8 marzo 2020 (Art. 3 , lettera m) abbia fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, come identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, deve comunicare tale circostanza al dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente per territorio nonché al proprio medico di medicina generale (di seguito “MMG”) ovvero al pediatra di libera scelta (di seguito “PLS”).

2. Quali sono le raccomandazioni dell’OMS per i Paesi?

L’OMS prevede che possano essere segnalati ulteriori casi nel mondo, pertanto incoraggia tutti i Paesi a rafforzare le misure preventive, la sorveglianza attiva, l’individuazione precoce dei casi, il loro isolamento seguendo adeguate procedure gestionali e di contenimento, e il rintraccio accurato dei contatti per prevenire l’ulteriore diffusione.

I Paesi sono incoraggiati a continuare a migliorare la loro preparazione alle emergenze sanitarie in linea con il Regolamento sanitario internazionale (2005) e a condividere le informazioni sui casi e sulle misure implementate.

3. Dove si stanno verificando i casi di COVID-19?

Il 31 dicembre 2019 la Commissione Sanitaria Municipale di Wuhan (Cina) ha segnalato all’OMS un cluster di casi di polmonite ad eziologia ignota nella città di Wuhan, nella provincia cinese di Hubei.

Il 9 gennaio 2020, il Centro per la Prevenzione e il Controllo delle malattie (CDC) cinese ha riferito che è stato identificato un nuovo coronavirus (chiamato inizialmente 2019- nCoV ed ora denominato SARS-CoV-2) come agente causale ed è stata resa pubblica la sequenza genomica.

Il 30 gennaio 2020 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha dichiarato che questa epidemia rappresenta un’emergenza internazionale di salute pubblica.

La situazione epidemiologica è in costante evoluzione. L’OMS pubblica ogni giorno un aggiornamento epidemiologico.

Vedi anche link utili e informazioni nella pagina Situazione nel mondo e Situazione in Italia.

4. Cosa sta facendo la Cina per fermare questo focolaio? Tali misure sono efficaci?

Per limitare la diffusione del virus, le autorità cinesi hanno implementato una serie di misure di controllo straordinarie in tutto il paese, inclusa la provincia di Hubei, dove è iniziata l’epidemia. Tali misure, volte a garantire l’allontanamento sociale tra le persone, includono la chiusura di cinema e parchi a tema e l’annullamento delle celebrazioni del capodanno lunare. Inoltre, per ridurre il movimento delle persone, sono stati sospesi i trasporti pubblici ed è stato chiuso l’aeroporto internazionale di Wuhan Tianhe.

Per il monitoraggio dell’epidemia in Cina è stato migliorato il sistema di sorveglianza.

La portata di queste misure non ha precedenti e i costi economici di tali misure per l’economia cinese sono considerevoli. Sebbene l’efficacia e gli effetti collaterali di queste misure siano difficili da prevedere, si prevede che limiteranno la probabilità di un’ulteriore diffusione del virus attraverso i viaggiatori che tornano dalla provincia di Hubei e dalla Cina in generale.

5. Quanto durerà questo focolaio?

Non è al momento possibile prevedere per quanto tempo durerà l’epidemia e come si evolverà.

Abbiamo a che fare con un nuovo virus e quindi rimangono molte incertezze. Ad esempio, non è noto se la trasmissione diminuirà durante l’estate, come osservato per l’influenza stagionale.

6. Quali sono i rischi di propagazione in Europa?

Il rischio è considerato molto alto a livello globale dall’OMS dal 28 febbraio.
Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie valuta:

  • il rischio di infezione da SARS-CoV-2 nei paesi UE/EEA e UK è attualmente considerato medio-alto.
  • il rischio di infezione da SARS-CoV-2 per le persone provenienti dall’UE/EEA che viaggiano o che sono residenti in aree a diffusa trasmissione locale è attualmente considerata elevata;
  • la probabilità che si verifichino più casi associati di COVID-19 nei paesi dell’UE / EEA e del Regno Unito è attualmente considerato da moderato a elevato;
  • il rischio di infezione da SARS-CoV-2 per coloro che viaggiano/risiedono nei paesi UE/EEA e UK con presunta trasmissione comunitaria è attualmente considerato alto.
7. Quale dispositivo di monitoraggio è stato introdotto per questo virus a livello nazionale?

In Italia, è stata attivata una sorveglianza specifica per questo virus a livello nazionale.

La situazione è costantemente monitorata dal Ministero, che è in continuo contatto con l’OMS, l’ECDC, la Commissione Europea e pubblica tempestivamente ogni nuovo aggiornamento nel Portale www.salute.gov.it/nuovocoronavirus.

In considerazione della dichiarazione di “Emergenza internazionale di salute pubblica” da parte della OMS, il 31 gennaio 2020 il Consiglio dei Ministri ha dichiarato lo stato di emergenza in conseguenza del rischio sanitario connesso all’infezione da Coronavirus.

8. Quale misura sanitaria specifica per i viaggiatori è stata avviata nel nostro Paese?

Dopo la notifica dell’epidemia da parte della Cina, l’Italia ha immediatamente raccomandato di posticipare i voli non necessari verso Wuhan e, successivamente, con l’estendersi dell’epidemia, verso tutta la Cina.

La Cina ha cancellato tutti i voli da Wuhan.

Il ministro della Salute, con propria ordinanza, il 30 gennaio, ha disposto la sospensione del traffico aereo con la Repubblica Popolare Cinese, incluse le Regioni Amministrative Speciali di Hong Kong e Macao. Il provvedimento si applica anche a Taiwan.

Nel caso in cui sia presente un caso sospetto di nuovo Coronavirus (in base ai sintomi clinici e alle informazioni epidemiologiche), a bordo di un volo di qualsiasi provenienza, viene immediatamente adottata una procedura di emergenza che prevede il trasferimento del paziente in isolamento presso una struttura ospedaliera designata e la tracciatura dei contatti stretti.

Negli aeroporti è presente materiale informativo per i viaggiatori internazionali, in italiano, inglese e cinese.

L’8 marzo è stato emanato un DPCM che sostituisce quelli emanati in precedenza e individua nuove misure di contenimento dell’epidemia.  In particolare il DPCM reca misure urgenti di contenimento del contagio nella regione Lombardia e nelle province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano-Cusio-Ossola, Vercelli, Padova, Treviso, Venezia.

Chiunque a partire dal quattordicesimo giorno antecedente la data di pubblicazione in GU del DPCM  8 marzo 2020 (Art. 3 , lettera m) abbia fatto ingresso in Italia dopo aver soggiornato in zone a rischio epidemiologico, come identificate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, deve comunicare tale circostanza al dipartimento di prevenzione dell’azienda sanitaria competente per territorio nonché al proprio medico di medicina generale (di seguito “MMG”) ovvero al pediatra di libera scelta (di seguito “PLS”).

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Donazione sangue e trasfusioni

1. Quali misure di prevenzione sono state introdotte verso i donatori di sangue per questo virus a livello nazionale?

Il Centro nazionale sangue ha disposto misure specifiche volte all’applicazione, da parte dei sanitari, dei criteri di sospensione temporanea dei donatori provenienti dalle aree interessate.

2. Sono un donatore di sangue. Come mi devo comportare? (da Centro Nazionale sangue)

Il sangue si può donare solo se si è in buone condizioni di salute, quindi anche un semplice raffreddore o mal di gola, senza alcun collegamento al Coronavirus, sarebbe causa di esclusione temporanea.

Ricorda che è bene aspettare almeno 14 giorni prima di andare a donare se:

  • sei rientrato di recente da un viaggio nella Repubblica Popolare Cinese o se hai sostato o transitato nei comuni sottoposti alle misure urgenti di contenimento del contagio (Regione Lombardia: Bertonico, Casalpusterlengo, Castelgerundo, Castiglione D’Adda, Codogno, Fombio, Maleo, San Fiorano, Somaglia, Terranova dei Passerini. Regione Veneto: Vo’)
  • pensi di essere stato esposto al rischio di infezione da Coronavirus
  • hai effettuato la terapia per l’infezione da SARS-CoV-2 (per infezione documentata o comparsa di sintomatologia compatibile con infezione da SARS-CoV-2).

Quando vai a donare avverti sempre il medico selezionatore dei tuoi spostamenti, specie se in una delle aree interessate dal nuovo Coronavirus.

Comunica, inoltre, se ti è stata diagnosticata l’infezione o se hai avuto sintomi associabili a quelli causati dal Coronavirus (febbre, tosse, difficoltà respiratorie) anche quando i sintomi in questione siano già stati risolti a seguito, o meno, di una terapia; il medico addetto alla selezione, che ti visiterà, potrà decidere di sospenderti temporaneamente dalla donazione.

Se hai già donato, ricordati di contattare il tuo Servizio Trasfusionale in caso di comparsa di sintomi associabili a quelli causati dal Coronavirus.

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Donazione e trapianto di organi, tessuti e cellule

1. Quali misure di prevenzione sono state adottate per la donazione di organi e tessuti?

Il Centro Nazionale Trapianti ha disposto sin dai primi giorni dell’emergenza il rafforzamento della sorveglianza infettivologica per evitare la trasmissione del nuovo Coronavirus da donatore a ricevente.
Ad oggi, le indicazioni prevedono di eseguire test specifici (come la ricerca del virus nel brocolavaggio alveolare) su tutti i donatori deceduti segnalati nelle rianimazioni e terapie intensive del nostro Paese.
Anche l’attività di donazione e trapianto da vivente continua ad essere operativa; per questa tipologia di donazione è stata disposta la ricerca del SARS-CoV-2 su tampone oro-faringeo o rino-faringeo da eseguire nei 7 giorni prima del prelievo dell’organo.

2. Come si deve comportare chi ha ricevuto un trapianto?

In aggiunta alle “Raccomandazioni per la prevenzione“, il CNT raccomanda di adottare comportamenti simili a quelli consigliati nelle fasi precoci del post-trapianto e di evitare luoghi di grande assembramento di persone (qualora questo non fosse possibile, utilizzare dispositivi di protezione come le mascherine). Il paziente trapiantato può sempre fare riferimento al centro che lo ha in cura e rivolgersi al proprio medico in caso di necessità.  

3. Le donazioni di cellule staminali emopoietiche sono sospese?

No perché su tutti i donatori selezionati nel nostro Paese si esegue il test per la ricerca del SARS-CoV-2 e il risultato dovrà essere disponibile prima del regime di condizionamento del ricevente.
Ovviamente, in caso di positività al test il potenziale donatore sarà considerato non idoneo.
Per chi deve ricevere un auto trapianto (cellule staminali del paziente infuse dopo terapia chemioterapica ad alte dosi) non è necessario eseguire alcun test, a meno che le condizioni cliniche del paziente non lo rendano necessario.

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Gravidanza

1. Le donne in gravidanza sono più suscettibili alle infezioni o hanno un rischio maggiore di sviluppare una forma severa di COVID-19?

Non sono riportati dati scientifici sulla suscettibilità delle donne in gravidanza al virus. La gravidanza comporta cambiamenti del sistema immunitario che possono aumentare il rischio di contrarre infezioni respiratorie virali, tra cui quella da SARS-CoV-2. Inoltre le donne in gravidanza potrebbero mostrare un rischio maggiore di sviluppare una forma severa di infezioni respiratorie virali.

Resta consigliato, anche per le donne in gravidanza, di intraprendere le normali azioni preventive per ridurre il rischio di infezione, come lavarsi spesso le mani ed evitare contatti con persone malate.

2. Quali sono gli effetti di COVID-19 durante la gravidanza?

Non sono riportati dati scientifici sugli effetti di COVID-19 durante la gravidanza. In caso di infezione in corso di gravidanza da altri coronavirus correlati [SARS-CoV e MERS-CoV] sono stati osservati casi di aborto spontaneo mentre la presenza di febbre elevata durante il primo trimestre di gravidanza può aumentare il rischio di difetti congeniti.

3. Le donne in gravidanza con COVID-19 possono trasmettere il virus al feto o neonato?

Dai dati presenti in letteratura, limitati, non sono stati riportati casi di trasmissione dell’infezione da altri coronavirus (MERS-CoV e SARS-CoV) da madre a figlio. I dati recenti riguardo bambini nati da madri con COVID-19 indicano che nessuno di essi è risultato positivo. Inoltre, il SARS- CoV- 2 non è stato rilevato nel liquido amniotico.

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Bambini

1. I bambini presentano un maggior rischio di infezione?

Attualmente, non ci sono prove che i bambini siano più suscettibili all’infezione da nuovo coronavirus. Secondo uno studio recente, effettuato in Cina, la maggior parte dei casi confermati di COVID-19 segnalati si è verificata negli adulti.

Tuttavia, come per altre malattie respiratorie, alcune popolazioni di bambini possono essere a maggior rischio di infezione grave, come ad esempio i bambini in condizioni di salute già compromesse da altre patologie.

Anche i bambini devono, quindi, adottare le misure raccomandate per prevenire l’infezione, in particolare la frequente pulizia delle mani con acqua e sapone o disinfettante per le mani a base di alcool ed evitare il contatto con persone malate.

SMTP GMAIL

SMTP (simple mail transfert protocol) è uno standard elettronico per la trasmissione di email. Quando ricevete un’email nella vostra casella di posta, molto probabilmente è stata inviata da un server SMTP. Oggi vogliamo analizzare alcune soluzioni per utilizzare Google e/o il server SMTP gratuito di Gmail come mezzo per inviare email nelle applicazioni Web, con domini personalizzati, e nel vostro sito WordPress.

La Verità sul Server SMTP Gratuito di Google

Per piccole attività o aziende con un basso volume di email, il server SMTP gratuito di Google può essere un’ottima soluzione e potete fare un certo uso di Gmail per inviare le vostre email. Google dispone di un’infrastruttura molto ampia e potete fare affidamento sui loro servizi per rimanere online. Tuttavia, anche se è completamente gratuito, niente è senza limiti. Secondo la documentazione di Google, è possibile inviare fino a 100 email in un periodo di 24 ore consecutive attraverso i loro server SMTP. Potete anche far riferimento ad un limite di 3.000 email gratuite al mese.

A seconda del numero di email che inviate o di quanto è grande la vostra attività, questo limite potrebbe essere più che sufficiente. Se iniziate a ricevere più di 5.000 email al mese, sarebbe il caso di utilizzare un servizio di posta elettronica di terze parti o premium. Di seguito sono elencate alcune buone alternative SMTP che potreste valutare.

Tuttavia, il server SMTP gratuito di Gmail funziona sempre alla grande per tante persone! Soprattutto per le start-up e per gli sviluppatori che hanno bisogno di qualcosa di gratuito e affidabile, soprattutto quando sono all’avvio dell’attività.

Informazioni sul Server SMTP Gratuito di Gmail

Potete utilizzare le informazioni relative al server SMTP di Gmail in molti posti diversi. Potete utilizzarle nel vostro client di posta locale come Microsoft Outlook, o nel vostro sito WordPress, con un plugin come Gmail SMTP o SendGrid. Consultate anche il nostro tutorial su come inviare email da WordPress.

Server posta in uscita (SMTP): smtp.gmail.com
Usa autenticazione: sì
Usa connessione sicura: Sì (può essere TLS o SSL a seconda del tuo client di posta)
Nome utente: account GMail (email@gmail.com)
Password: password GMail
Porta: 465 o 587

Inviare e Ricevere Email in Gmail con Dominio Personale

Sapevate di poter anche inviare e ricevere email da domini personali all’interno di Gmail? Nell’indaffarato mondo di oggi, molti devono destreggiarsi tra più email aziendali e personali. Unificarle consente di risparmiare tempo evitando di rimbalzare da un account a un altro. Un modo semplice per unificare gli account è quello di utilizzare un’email di G Suite. Tuttavia, queste costano $5 al mese, anche se sono accompagnate da molti servizi extra. E, se gestite più indirizzi email, questa cifra può crescere abbastanza in fretta. Vi mostreremo qui una soluzione molto più economica che potreste non aver considerato.

Supponiamo che questo sia il vostro caso e avete 4 email tra cui state cercando di districarvi:

  • 1 account Gmail personale (yourname@gmail.com)
  • 1 account email aziendale per la vostra attività su WordPress
  • 2 email aziendali per altri siti Web che gestite

Molte volte si richiede che la verifica provenga da un dominio personale, come, ad esempio, la verifica delle pagine aziendali di LinkedIn, Pinterest, ecc. Inoltre, inviare email alle persone da un dominio personale appare semplicemente più professionale.

Passo 1. Inoltrare le Email a Gmail

La prima cosa che dovete fare è inoltrare le email provenienti da quei 3 account aggiuntivi al vostro account Gmail personale (yourname@gmail.com). Ci sono un paio di modi per farlo. Se avete accesso ai vostri record DNS con il vostro registrar di dominio, sappiate che molti registrar ora offrono gratuitamente l’inoltro delle email. NameCheap ne è un esempio. Tuttavia, se utilizzate record DNS personali, questa opzione non sarà disponibile. Ed è qui che entrano in gioco servizi di terze parti come Pobox o MailGun.

Pobox vi consente di inoltrare fino a 40 indirizzi diversi per $35 all’anno. Se doveste acquistare G Suite per 3 email aggiuntive vi costerebbe $180 all’anno. In alternativa, potete utilizzare le regole di routing di MailGun, che è completamente gratuito.

2. Inviare Email come (Google SMTP)

Quindi ora che tutti i vostri account email inoltrano la posta al vostro account Gmail personale, avete bisogno di un modo per inviare le email da quegli account.

Passo 1

La prima cosa che dovete fare è assicurarvi che la verifica in due passaggi sia attiva nel vostro account Gmail principale. Importante: se non lo fate, più avanti, quando proverete ad autenticare il vostro indirizzo email, riceverete un errore per password non valida. Quindi, per prima cosa attivate la verifica in due passaggi.

Passo 2

Successivamente, dovrete generare una App password. Utilizzerete la password dell’app al posto della vostra password Gmail personale più avanti. Questa azione è obbligatoria per far funzionare il procedimento.

Google App password non disponibile

Google App password non disponibile

Quando create la password dell’app, scegliete semplicemente “Altro” e assegnagli un nome (ad esempio: la mia seconda email aziendale).

Generare App password

Generare la password dell’App

Questa azione genererà una password che dovrete salvare per utilizzarla successivamente.

Passo 3

Ora tornate in Gmail, andate nelle impostazioni, e fate click su “Account e importazione”. Quindi cliccate su “Aggiungi un altro indirizzo email di tua proprietà”.

Aggiungere dominio personale su Gmail

La funzionalità di Gmail Invia Email come

Passo 4

Inserite il nome e l’email aziendale del dominio personale che state aggiungendo.

Aggiungere email in Gmail

Aggiungere un altro indirizzo email

Quindi, per quanto riguarda il server SMTP, questo di default mostrerà il vostro dominio personale. Tuttavia, dovrete cambiarlo per utilizzare il server SMTP gratuito di Google. Quindi cambiatelo in smtp.gmail.com. A questo punto, inserite il vostro indirizzo Gmail personale per lo username (yourname@gmail.com) e la vostra password. Questa sarà la App password che avete generato in precedenza, non la vostra password Gmail.

Dominio personale sul server Google SMTP

Gmail SMTP server con dominio personale

Passo 5

Il sistema invierà, quindi, un codice di conferma all’email che avete appena inserito. Dovrete far clic sul link dell’email per confermare, oppure inserire il codice menualmente (ciò dimostra che siete realmente i proprietari dell’account email aggiuntivo). E questo è tutto!

Potete, quindi, ripetere i passaggi precedenti per gli altri account email. Generate App password separate per ogni email aggiuntiva.

E ora tutta la vostra posta elettronica arriverà in un unico posto e, quando andrete ad inviare email, potrete scegliere dal menu a tendina da quale account inviarla. Nelle impostazioni di Gmail, potete anche impostare “Rispondi dallo stesso indirizzo al quale il messaggio è stato inviato” per semplificare le risposte alle email.

Interpretazione BEEP Piastre Madri

Codici d’errore BIOS AMI

• 1 beep breve: Normal POST – sistema ok
• 2 beep brevi: Controllare il messaggio d’errore a video. Se non appare nulla sul monitor, probabilmente c’è un problema di parità nei primi 64K della memoria. Verificare l’alloggiamento dei moduli o alternarli
• 3 beep brevi: Fondamentalmente identico al punto 2
• 4 beep brevi: Fondamentalmente identico al punto 2, potrebbe anche essere un errore del timer della scheda madre
• 5 beep brevi: Problema alla scheda madre. Verificare l’alloggiamento dei banchi di memoria o rimpiazzare la cpu oppure la scheda madre
• 6 beep brevi: Problema alla tastiera o al controller della tastiera
• 7 beep brevi: Guasto alla cpu. Rimpiazzare la cpu o la scheda madre
• 8 beep brevi: Problema alla scheda video. 
• 9 beep brevi: Corruzione del bios. Resettarlo o sostituirlo
• 10 beep brevi: Problema ai chip correlati al CMOS. Rimpiazzarli oppure sostituire la batteria tampone o sostituire la scheda madre
• 11 beep brevi: Problema alla memoria cache
• 1 beep lungo, 3 brevi: Malfunzionamento della memoria. Verificare l’alloggiamento dei banchi.
• 1 beep lungo, 8 brevi: Display test fallito. Verificare l’alloggiamento della scheda video


Codici d’errore BIOS Phoenix

Questo bios emette tre set di beep. Per esempio, 1 – pausa – 3 – pausa – 3 – pausa. Questa è una combinazione 1-3-3 ed ogni set è separato da una breve pausa.

• 1-1-3: Impossibile leggere le informazioni del CMOS. Sostituire la scheda madre
• 1-1-4: Sostituire il bios
• 1-2-1: Problema al timer chip. Sostituire la scheda madre
• 1-2-2: Problema alla scheda madre
• 1-2-3: Problema alla scheda madre
• 1-3-1: Sostituire la scheda madre
• 1-3-3: Sostituire la scheda madre
• 1-3-4: Problema alla scheda madre
• 1-4-1: Problema alla scheda madre
• 1-4-2: Errore in uno o più banchi di memoria
• 2-_-_: Qualsiasi combinazione di beep dopo il due riguarda problemi alla memoria.
• 3-1-_: Un chip della scheda madre è guasto. Sostituire la scheda madre
• 3-2-4: Uno dei chip dedicati alla tastiera è guasto.
• 3-3-4: Non viene rilevata la scheda video.
• 3-4-_: Sostituire la scheda video
• 4-2-1: Un chip della scheda madre è guasto. Sostituirla
• 4-2-2: Verificare eventuali problemi alla tastiera. In caso contrario, il problema è della scheda madre
• 4-2-3: Lo stesso del 4-2-2
• 4-2-4: Problema ad una scheda. Toglierle ad una ad una per individuare la colpevole.
• 4-3-1: Sostituire la scheda madre
• 4-3-2: Vedere 4-3-1
• 4-3-3: Vedere 4-3-1
• 4-3-4: Errore dell’orologio. Sostituire la batteria tampone o l’alimentatore
• 4-4-1: Problema alla porta seriale. Verificare l’alloggiamento oppure rimuoverla o disabilitarla se integrata.
• 4-4-2: Come il 4-4-1 ma relativo alla porta parallela
• 4-4-3: Problema del coprocessore matematico. Eseguire un programma di test per verifica. Se necessario, disabilitarlo o sostituirlo
• 1-1-2 deboli: Problemi alla scheda madre
• 1-1-3 deboli: Problema all’Extended CMOS RAM. Sostituire la batteria tampone


Codici d’errore BIOS Award

• 1 beep lungo: Errore della memoria
• 1 beep lungo ripetuto: Problema alla memoria (necessita di almeno due moduli ECC)
• 1 beep lungo continuo: Problema alla memoria o alla scheda video
• 1 beep lungo, 2 brevi: Problema alla scheda video
• 1 beep lungo, 3 brevi: Errore della scheda video


Codici d’errore standard IBM

• 1 beep breve: Normal POST – sistema ok
• 2 beep brevi: POST Error – codice errore visualizzato a schermo
• Nessun beep: Problema all’alimentatore o alla scheda madre
• Beep continui: Problema all’alimentatore, alla scheda madre o alla tastiera
• Beep brevi continui: Problema all’alimentatore o alla scheda madre
• 1 beep lungo, uno breve: Problema alla scheda madre
• 1 beep lungo, 2 brevi: Problema alla scheda video (MDA, CGA)
• 1 beep lungo, 3 brevi: Problema alla scheda video (EGA)
• 3 beep lunghi: 3270 keyboard card


Codici IBM post diagnostica​

• 100 – 199: Scheda madre
• 200 – 299: Memoria
• 300 – 399: Tastiera
• 400 – 499: Display monocromatico
• 500 – 599: Display grafico/a colori
• 600 – 699: Floppy-disk drive
• 700 – 799: Coprocessore matematico
• 900 – 999: Porta stampante parallela
• 1000 – 1099: Alternate Printer Adapter
• 1100 – 1299: Dispositivo di comunicazione asincrono, adattatore o porta
• 1300 – 1399: Porta giochi
• 1400 – 1499: Stampante
• 1500 – 1599: Dispositivo di comunicazione sincrono, adattatore o porta
• 1700 – 1799: Hard disk
• 1800 – 1899: Unità d’espansione (XT)
• 2000 – 2199: Dispositivo di comunicazione bisincrono
• 2400 – 2599: Scheda video EGA di sistema (MCA)
• 3000 – 3199: Adattatore LAN
• 4800 – 4999: Modem interno
• 7000 – 7099: Chip BIOS Phoenix
• 7300 – 7399: 3.5″ Disk Drive
• 8900 – 8999: Adattatore MIDI
• 11200 – 11299: Adattatore SCSI
• 21000 – 21099: Disco fisso SCSI e controller
• 21500 – 21599: CD-ROM SCSI

POP3 o IMAP: quale scegliere?

Quando configuri il tuo indirizzo email su un computer o dispositivo, molto spesso ti verrà richiesto di scegliere tra la modalità POP3 e la modalità IMAP. 
Pop3 nasce per l’utilizzo su singolo client / pc mentre Imap nasce per l’utilizzo della stessa mail su più dispositivi.
Se infatti utilizzi la tua Casella Email su diversi dispositivi (pc, smartphone, tablet), è consigliabile la configurazione IMAP.

POP3

La modalità POP3 consente di scaricare tutti i messaggi della posta in arrivo dal server direttamente sul pc o sul dispositivo che stai utilizzando.
Eventuali messaggi in posta inviata, Cestino, Bozze o altre sotto-cartelle non verranno salvati sul dispositivo.
Se selezioni l’opzione “Mantieni i messaggi sul server per [xx] giorni” potrai ritrovare esclusivamente i messaggi della cartella POSTA IN ARRIVO sulla webmail .
Se non selezioni nel tuo client l’opzione “Mantieni i messaggi sul server”, una volta scaricati, i messaggi resteranno esclusivamente sul tuo dispositivo e saranno cancellati dalla webmail o dal server di posta.

IMAP

Questa modalità è indicata se vuoi utilizzare la tua casella email su più dispositivi.
Il protocollo IMAP , lascia tutta la posta sul server, così che potrai consultarla anche da Webmail.
Configurando la casella email in IMAP, visualizzerai sul tuo dispositivo, come sulla webmail, tutti i messaggi in tutte le sottocartelle (comprese Posta inviata, Bozze, Cestino, e così via …).
Se elimini un messaggio dalla webmail, questo sparirà anche da tutti i dispositivi configurati con IMAP e viceversa.
Se decidi di utilizzare IMAP per le tue caselle di posta, assicurati che tutti gli altri dispositivi che leggono tale casella utilizzino la stessa modalità: se un solo dispositivo fosse configurato in modalità POP3, infatti, questo dispositivo scaricherebbe tutti i messaggi, eliminandoli dalla webmail e da tutti i dispositivi configurati in IMAP.

Gli evasori dell’IVA su Smartphone e PC non avranno più vita facile sui marketplace

Nel Decreto Fiscale, collegato alla Legge di Bilancio 2019, è stata proposta anche una modifica alla reverse charge IVA per smartphone, pc e console, ispirata da quanto fatto da Optime (Osservatorio Permanente per la Tutela in Italia del mercato dell’Elettronica), che riguarda da vicino i grandi markeplace del web come Amazon, eBay e simili.

Lo scopo della proposta è quello di evitare che avvengano attività illecite che portano all’evasione dell’IVA da parte di piccoli operatori presenti sui marketplace.

Cos’è la reverse charge e come viene sfruttata illegalmente

La reverse charge è un intervento fiscale che punta a contrastare l’evasione dell’IVA comunitaria. Il provvedimento originale prevede che l’imposta venga applicata direttamente e solamente dal rivenditore finale, così da non considerarla lungo la filiera di vendita rendendo poi difficile l’individuazione di un eventuale “disonesto”. Questo meccanismo funziona a patto che anche tale rivenditore ultimo sia onesto.

La pratica (illegale) che nel tempo sembra essersi consolidata è la seguente: sempre più rivenditori acquistano dai fornitori senza IVA, come prevede il reverse charge, e vendono al cliente finale con un prezzo comprensivo di IVA più basso di quello di mercato. In questo modo riescono a proporre l’offerta più competitiva e acquisire velocemente visibilità all’interno dei vari marketplace (eBay e Amazon per citarne due), dopodiché intascano l’imposta e nel giro di qualche mese chiudono. Salvo riaprire subito dopo dietro diverso nome, mantenendo di fatto l’attività in piedi.

Cosa prevede la nuova proposta

La modifica introdotta dal Governo rivoluziona il meccanismo di versamento dell’IVA sulle vendite generate nei marketplace. Saranno infatti le piattaforme stesse a dover versare l’imposta e restituire l’imponibile al rivenditore. I colossi dei marketplace dovranno dunque trattenere l’IVA durante il trasferimento delle somme dai clienti ai rivenditori, versandola successivamente allo Stato. Salvo modifiche, questo emendamento obbligherà di fatto tutti i rivenditori disonesti a uscire dai marketplace, non avendo più alcun guadagno (l’imposta stessa praticamente) nel rivendere su questi siti. “Potranno” però continuare ad agire illecitamente attraverso i loro siti aziendali ma almeno non sarà più così facile acquisire notorietà non potendo fare leva tramite i colossi dell’e-commerce.

Di certo, le aziende che si occupano di marketplace si troveranno in una situazione strana. Da una parte sono in difficoltà in quanto la gestione delle vendite sarebbe più complicata e perderebbero il business generato dai “rivenditori disonesti” di cui vi abbiamo parlato, ma dall’altra parte non possono schierarsi come oppositori di un provvedimento che favorisce la legalità.

L’emendamento è stato già depositato dal Governo ed è in attesa di approvazione, che ne consentirebbe la conversione in Legge. Sempre che non venga fermato prima.

Fine supporto per VMware vSphere 5.5. e vSAN 5.5

Il 19 Settembre terminerà il supporto per VMware vSphere 5.5. e vSAN 5.5e, per continuare a usufruire di tutti i vantaggi offerti dall’assistenza e dai servizi in abbonamento, consigliamo di eseguire un upgrade a vSphere 6.5 o vSphere 6.7. Eseguendo l’upgrade a vSphere 6.5/6.7, avrai a disposizione non solo tutte le funzionalità più recenti di … Leggi tutto

Carta del docente domande e risposte:

Tra le iniziative più interessanti promosse dal MIUR nell’ambito del progetto “La buona scuola”, troviamo sicuramente la Carta del Docente che vede la predisposizione di un bonus di 500 Euro da spendere per l’acquisto di prodotti tecnologici utili in ambito scolastico. Interessante sotto molteplici aspetti: sia per la volontà di spingere verso una maggiore informatizzazione … Leggi tutto

Malware MAC surriscaldamento CPU

Se il vostro Mac si surriscalda oltremodo, spingendo le ventole a lavorare ad un alto numero di giri, o se avete notato una durata della batteria ridotta senza un motivo apparente, dovete controllare la presenza di un malware che, purtroppo, ha colpito diverse macchine.

Su internet, infatti, alcuni utenti hanno segnalato un processo chiamato “mshelper” che riduce le prestazioni del Mac ed impedisce ad altri software di funzionare in modo ottimale a causa dell’elevato utilizzo della CPU. Non ci sono prove che si tratti di un virus: attualmente, la spiegazione più probabile per la sua diffusione è un download nascosto che lo installa insieme ad altre applicazioni.

 

Per verificare la presenza di “mshelper” sul vostro Mac, dovete avviare Monitoraggio Attività (Applicazioni>Utility o ⇧⌘U sulla tastiera) e successivamente fare clic sulla scheda CPU, ordinando i processi che ne fanno più uso attraverso l’etichetta “% CPU”. Qui dovete cercare il processo chiamato appunto “mshelper“.

Se lo trovate, forzare la chiusura del processo non basta poiché si riavvierà da solo. Dovete rimuoverlo cancellando i seguenti due file:

1 /Libreria/LaunchDaemons/com.pplauncher.plist

2 /Libreria/Application Support/pplauncher/pplauncher

Una volta eliminati i due file, potrete terminare il processo mshelper da Monitoraggio Attività.

Con ogni probabilità, a breve Apple aggiungerà mshelper alla blacklist di macOS per disabilitarlo, ma i passaggi scritti sopra vi permetteranno di risolvere il problema in attesa di una soluzione ufficiale e definitiva.

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